Nel corso di questi anni l’ANPE è l’unica associazione ad aver presentato in Parlamento, nel corso delle diverse legislature, una Proposta di Legge sull’”Ordinamento della professione di pedagogista e istituzione del relativo albo professionale” consapevole di intraprendere un percorso lungo e difficile.
A partire dagli anni ‘70 i laureati in pedagogia della vecchia Facoltà di Magistero iniziarono ad esercitare la professione di pedagogista alle dipendenze di Enti Locali, in particolare dei Comuni. Fu la prima volta che la loro occupazione uscì fuori dall’ambito limitato entro il quale era stata relegata: quello scolastico. Le assunzioni negli Enti Locali avvennero mediante concorsi pubblici per lo svolgimento di compiti e funzioni educative trasferite dallo Stato ai Comuni, alle Regioni e alle Province con apposite leggi. I pedagogisti furono inseriti negli organici di vari servizi territoriali: centri medico-psico-pedagogici, consultori familiari, centri di rieducazione per minorati fisici, asili nido, scuole dell’infanzia, servizi per tempo libero, consorzi provinciali di riabilitazione ecc.
Contemporaneamente, in quegli anni, si sviluppò la presenza di altre figure professionali, relativamente più giovani del pedagogista, quali lo psicologo, il sociologo, l’assistente sociale, alcune delle quali arrivarono più o meno rapidamente al riconoscimento pubblico della loro attività. A differenza di queste ultime, il pedagogista non trovò pari e adeguato riconoscimento professionale tanto che ancora oggi si registrano disparità di trattamento giuridico, funzionale ed economico, che variano da Regione a Regione e, a volte, anche da Ente ad Ente che hanno portato a una confusione di ruoli presente ancora oggi.
L’impossibilità di fare una dignitosa carriera e di avere riconosciuti diritti contrattuali a cui altre professioni sono ammessi, ci hanno fatto maturare l’esigenza di un riconoscimento professionale univoco su tutto il territorio nazionale.
L’ANPE, si è affermata come organismo professionale volto ad allacciare rapporti con il Parlamento, i Ministeri, le forze politiche, le OO.SS. e le Università, per sensibilizzarli a compiere gli atti necessari per giungere alla costituzione dell’ordinamento della professione di pedagogista, anche se nel tempo ha raggiunto molti risultati verso il riconoscimento pubblico della professione e lo sviluppo dell’attività pedagogica in campo sociale.