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La posizione dell’ANPE sulla Legge IORI

La legge Iori è stata approvata dalla VII Commissione della Camera.

L’Anpe aveva espresso la propria posizione in audizione alla Camera a ottobre scorso. Il documento presentato è disponibile nell’ultimo numero della rivista “Professione Pedagogista” (nov./dic.) e in questi mesi è stato seguito e monitorato l’iter della legge.

Di fronte alla proposta appena approvata alla Camera evidenziamo, con forte preoccupazione, che sono stati approvati alcuni emendamenti che troviamo estremamente peggiorativi per la nostra figura; provvederemo a inviare al più presto agli interlocutori istituzionali le nostre osservazioni.

  • Il titolo che ora si riporta “Disciplina delle professioni di educatore professionale socio-pedagogico, educatore professionale socio-sanitario e di pedagogista”, rischia di aggiungere ulteriore confusione tra ambiti di intervento e competenze.
  • Con riferimento ai titoli accademici riteniamo opportuno sottolineare l’importanza di considerare ed evidenziare le precedenti norme legate all’equipollenza. Nella proposta di legge l’equipollenza dei titoli deve essere esplicitata all’art. 11.
  • Dalle varie note si evince che l’Educatore professionale è un professionista “anche di livello apicale”. Si aggiunge altra confusione alla confusione già esistente.

Che questa fosse una legge per sanare una questione annosa che riguarda gli Educatori era già chiaro, e abbiamo atteso anche con fiducia l’evolversi della legge, ma passo dopo passo sembra peggiorare l’identità dei pedagogisti.

Documenti e comunicati ufficiali, rivolti anche all’opinione pubblica, rimandano a titoli come “Finalmente la laurea per educatori e pedagogisti..”, come si evince per esempio dall’intervista rilasciata il 02 aprile 2016 dall’on Santerini all’Avvenire: Per la prima volta, dopo l’approvazione della legge, «sarà obbligatoria la laurea per accedere alla professioni educative»; un primo passo – secondo Vanna Iori – per superare «la confusione identitaria » che ruota intorno a queste due figure”.

Ma i pedagogisti ce l’hanno sempre avuta la laurea in pedagogia. Nessun pedagogista ha potuto esercitare la professione senza una laurea e nella stragrande maggioranza è in possesso di ulteriori titoli di specializzazione.

I pedagogisti riuniti in associazioni hanno realizzato negli anni alleanze, studi, ricerche in ambiti diversificati e non solo nelle scuole, considerando l’urgenza di ripristinare l’ottica squisitamente educativa e pedagogica a fronte di un crescendo di medicalizzazione sociale.

All’art. 14/bis/comma 2 dove si prevede un “piano straordinario per l’immissione in ruolo di pedagogisti”, devono essere esplicitate le modalità e le competenze, che non confliggono con un ambito psicologico oltre che antropologico.  

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